Prima di parlare di pace e di guerra, perché non parliamo dell’odio e della solidarietà, dell’altruismo, dell’inclusione. Prima di parlare di qualcosa di ben più grande di noi perché non parliamo di qualcosa di decisamente più piccolo, più alla nostra portata, ecco. Come quando si piange il morto senza aver mai fatto nulla quando era in vita.
Perché non partiamo con le cose piccole, quelle semplici, in teoria “facilmente raggiungibili” con la pace nella nostra quotidianità, per poi parlare di pace in una possibile guerra.
Perché non pensiamo ad aiutare un nostro collega che ha bisogno di appunti, anziché pensare se siamo andati meglio o peggio di lui, stilando una tabella di voti e innescando ogni volta un circuito di competizione e invidia, perché non pensiamo nel nostro piccolo ad aiutare un amico che si sente solo, un estraneo che ha bisogno di un’informazione, un conoscente che vuole conforto, un parente che ha bisogno di essere consolato nel dolore quotidiano.
È facile parlare di pace, sventolare bandiere, urlare solidarietà astratta, ma bisogna partire dalle piccole cose per poter arrivare alle grandi. E la pace si ottiene con i fatti, quelli veri, sentiti, con la concretezza dei gesti. La pace e l’armonia in una società partono da ognuno di noi, ogni singolo individuo ha il potere di instillare pace nella nostra comunità, nella propria cerchia di amici, in facoltà, in famiglia, semplicemente eliminando la competizione, la smania ossessiva di prevaricare sull’altro, il pettegolezzo sadico, smettendo di escludere e discriminare, e favorendo invece l’altruismo, con la consapevolezza dell’importanza di saper ascoltare chi ci sta accanto. Se siamo in grado di ottenere piccoli traguardi come questo potremo un giorno ottenere traguardi ben più grandi, poco a poco, gesto dopo gesto, potremo ottenere la “Grande Pace”. Di certo non possiamo prendere parte all’intermediazione Russia-Ucraina, ma possiamo occuparci di una pace sicuramente più facile da ottenere ma altrettanto importante, quella che in realtà tendiamo a dare un po’ più per scontato.
La Pasqua è vicina, mai come ora dovremmo approfittarne per riflettere sul suo significato effettivo. È rinascita, speranza, amore… la Pasqua è pace. Se non decidiamo noi di renderla possibile nelle piccole battaglie quotidiane, nelle difficoltà che mettono a dura prova la calma e la perseveranza, chi può farlo? Chi può dare ordini di pace nella nostra vita se non noi stessi, rimandando conflitti al giorno del mai, perché sappiamo che, anche se a volte costa fatica, aiutarsi l’un l’altro, alla fine risulta imparagonabilmente più gratificante del buttarsi fango a vicenda, litigare o discriminare una persona solo perché non la pensa come noi, ha gusti o uno stile di vita diversi dal nostro, una cultura diversa, perché non ci piace come si veste o il suo aspetto fisico, o ha persino una media differente dalla nostra. Siamo esseri umani, in un meraviglioso mondo di diversità, e accoglierla, così com’è, senza pregiudizi, sarebbe il nostro gesto di pace più efficace.
Se non cominciamo o continuiamo noi per primi a rendere possibile la Pace nella verità e nella concretezza dei piccoli gesti chi può farlo? E se già riteniamo di aver fatto del bene facciamone ancora di più, rendiamo quel ramoscello d’ulivo pieno di significato, non solo metaforicamente, ma anche concretamente nelle nostre vite. Rendiamo questa Pasqua unica, nella paura di una guerra, che dovrebbe farci apprezzare ancora di più il valore della pace nelle nostre famiglie, il senso di comunità, la solidarietà verso il prossimo. Anche solo il poter pranzare tutti insieme la domenica di Pasqua, con un tetto sulla testa, il sentirsi al sicuro dentro le nostre case, coscienti che tutto quello che abbiamo è tanto e che magari qualche volta potremmo averlo dato, anche solo per un attimo, per scontato, renderebbe questa Pasqua unica. Tutti noi abbiamo il nostro bagaglio di problemi da affrontare ogni giorno, ma al tempo stesso possiamo vivere ogni cosa che abbiamo a pieno. Vi auguro quindi che questa sia una nuova Pasqua, o anche la solita Pasqua, anche “banale”, senza preoccupazioni, che sottolinei tutta la nostra fortuna, di studenti universitari che hanno la possibilità di darsi da fare per il proprio futuro, per costruire le nostre idee, la nostra cultura, circondati e sostenuti dalle nostre famiglie, la fortuna di essere vivi, pieni di occasioni in questo mondo che non aspetta che noi.
Giusy de Nittis
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