Intervista al Professor Paolo Bucchi | Articolo in collaborazione con il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara.
Musica… un universo con milioni di dimensioni parallele. Oggi andiamo alla scoperta del mondo musicale di Ferrara nel periodo rinascimentale con la guida del docente di Storia della musica del Conservatorio Frescobaldi, il professor Paolo Bucchi.
[Interv.] Nel rinascimento Ferrara fu uno degli ombelichi del mondo per l’architettura e la cultura in genere. Grazie al mecenatismo dei duchi e i vescovi d’Este sorse in Ferrara una scuola musicale originale rispetto a quelle di Venezia (con cui Ferrara condivise il Willaert) e Roma. Quali sono gli artisti più rappresentativi e significativi legati a Ferrara? Quali le loro opere e le loro caratteristiche principali? Quali erano le specifiche della scuola ferrarese rispetto a quella veneziana e romana?
Fin dalla prima metà del secolo XV la corte estense di Ferrara attribuisce grande importanza alla musica. Già Leonello d’Este, promotore della fioritura artistica della città, negli anni ’30 del Quattrocento istituisce una cappella musicale che sarà destinata ad ampliarsi nei decenni successivi attirando musicisti e compositori da tutta Europa. Gli investimenti a volte cospicui su musica e arti avevano la duplice funzione di rafforzare l’immagine esterna della dinastia regnante e di promuovere all’interno della corte una cultura che ne supportasse e legittimasse il potere.
La storia musicale della corte estense è segnata da una ricchissima attività, all’interno della quale spiccano alcuni momenti particolarmente rilevanti.
Possiamo ricordare, ad esempio, il rapporto fra Ercole I e Josquin Desprez, che gli dedicò la famosa Missa Hercules Dux Ferrarie; questo lavoro costituisce un particolare omaggio al Duca, in quanto il suo nome – trasformato in un soggetto musicale, oggi lo leggeremmo re-do-re-do-re-fa-mi-re – circola come in filigrana attraverso tutta la composizione. Più tardi, nel 1503, Ercole riuscì anche ad assumere Josquin al proprio servizio ma la peste che esplose pochi mesi dopo provocò la fuga del compositore da Ferrara.
Il periodo del massimo splendore musicale della corte estense coincide senz’altro con il regno di Alfonso II, ultimo Duca di Ferrara, alla cui morte avvenuta nel 1597 il ducato tornerà sotto il dominio dello Stato Pontificio. Alfonso, fra i suoi molti gesti di mecenatismo, incoraggiò e sostenne economicamente la pubblicazione della raccolta di mottetti e madrigali Musica nova del compositore fiammingo Adrian Willaert, che già era stato al servizio di Alfonso I e del cardinale Ippolito oltre trent’anni prima, e che in quel periodo ricopriva l’incarico di maestro di cappella in San Marco a Venezia.
In occasione di eventi di rappresentanza particolarmente importanti Alfonso II convocava una sessantina di cantori e strumentisti cittadini, professionisti e dilettanti di livello adeguato, per offrire agli ospiti i cosiddetti Concerti grandi, o Concertoni per cui Ferrara divenne famosa. I musicisti, guidati dal maestro di cappella Ippolito Fiorini e da Luzzasco Luzzaschi, si preparavano con parecchie sedute di prova alle quali era spesso presente il Duca stesso. Nel Castello c’erano due grandi stanze dedicate alla musica, piene di strumenti musicali di vario tipo sempre accordati e pronti all’uso, con una ricca biblioteca di volumi di musica manoscritta e a stampa.
Il terzo matrimonio di Alfonso II con Margherita Gonzaga nel 1579 rafforzò i rapporti con Mantova, corte di grande tradizione musicale; la giovane Duchessa, appassionata di musica e di danza, portò con sé a Ferrara la virtuosa di canto e di arpa Laura Peverara, alla quale si unirono altre virtuose di canto e di strumenti come Tarquinia Molza, Anna Guarini e Livia d’Arco dando corpo al progetto di Alfonso di creare un gruppo musicale femminile all’interno della sua corte. Le esecuzioni di questo concerto delle dame, costituito da donne ammesse a corte grazie alle loro abilità musicali, raggiunsero un livello tecnico e musicale elevatissimo; assistere ai loro concerti era un privilegio concesso a pochi, che spesso attendevano un invito per mesi.
Anche il repertorio delle dame era destinato all’uso esclusivo della corte: solamente nel 1601, dopo la morte di Alfonso, Luzzasco Luzzaschi pubblicherà alcune di queste musiche col titolo di Madrigali …per cantare et sonare a uno, e doi, e tre soprani, fatti per la musica del già Ser[enissi]mo Duca Alfonso d’Este. Il particolare stile virtuosistico delle dame ferraresi avrà un importante influsso sul Madrigale dei decenni successivi.
Fra gli altri musicisti che frequentarono la corte estense in questo periodo non possiamo non citare Luzzasco Luzzaschi, maestro di Girolamo Frescobaldi, e Giaches de Wert, musicista attivo a Mantova ma frequentemente presente a Ferrara al seguito del futuro Duca di Mantova, Vincenzo Gonzaga. Giaches De Wert fu uno dei primi compositori a mettere in musica i versi di Torquato Tasso, che ebbe modo di frequentare a Ferrara; il suo Ottavo Libro di madrigali è dedicato al Duca Alfonso II e fortemente influenzato dallo stile del concerto delle dame.
Un ultimo cenno credo vada fatto alla presenza di Claudio Monteverdi: proprio a Ferrara egli fece eseguire i madrigali che scatenarono le critiche di Giovanni Maria Artusi ed aprirono il dibattito sui rapporti fra parole e musica noto come confronto fra prima e seconda prattica; in estrema sintesi la questione sul tappeto era se la musica dovesse seguire le proprie regole autonome a prescindere dal testo che rivestiva (la prima prattica, tipica della polifonia cinquecentesca) o se potesse invece infrangerle per sottolineare passi particolarmente intensi ed espressivi del testo (la più moderna seconda prattica, conforme al pensiero di Monteverdi). Ai Signori Accademici Intrepidi di Ferrara Monteverdi dedica il Quarto libro di madrigali del 1603, che contiene fra le altre alcune delle composizioni aspramente criticate dall’Artusi.
[Interv.] C’è qualcosa di particolare da sottolineare sull’uso dello strumento del liuto?
Nel Quattrocento era molto diffusa nelle corti italiane la pratica di improvvisare cantando poesie amorose o epico-celebrative accompagnandosi sul liuto. A Ferrara si segnala la presenza di uno fra i più noti di questi improvvisatori, Pietrobono Burzelli detto ‘dal Chitarino’, che inizia la sua lunga carriera alla corte di Leonello per proseguirla poi in quella di Borso d’Este.
All’inizio del secolo gli improvvisatori cantavano abitualmente da soli, accompagnandosi con una seconda linea melodica che essi stessi eseguivano sul liuto usando un plettro per pizzicare le corde. Attorno al 1450 Pietrobono iniziò ad esibirsi accompagnato da un ‘tenorista’, ossia da un altro musicista che aggiungeva una ulteriore parte di accompagnamento, generalmente su un altro liuto o su una viola.
Le parti strumentali eseguite dal duo liutista-tenorista aumentarono ancora negli anni immediatamente successivi, quando dalla Germania si diffuse la tecnica di suonare il liuto polifonicamente usando le dita invece del plettro. Anche in questa fase di mutamento delle modalità di esecuzione sul liuto i musicisti della corte ferrarese hanno giocato un ruolo di primo piano.
[Interv.] Perché Girolamo Frescobaldi, da cui prende il nome il bel Conservatorio di Ferrara, è considerato un grande compositore? Quali sono gli elementi di innovazione e originalità da lui portati?
Girolamo Frescobaldi è uno di quei compositori che all’inizio del Seicento decidono di dedicarsi prevalentemente alla musica strumentale, che in quegli anni sta creando un linguaggio dotato di una propria logica e indipendente da quello della musica vocale. Frescobaldi era convinto che anche la musica per strumenti, pur essendo priva di un testo verbale, fosse in grado per se stessa di muovere gli affetti degli ascoltatori – una dote che l’incipiente estetica del periodo barocco andava richiedendo a tutte le arti.
Le sue composizioni sono caratterizzate da grande fantasia e da ampia libertà espressiva in cui viene coinvolto anche l’esecutore. In questo senso sono particolarmente significative le sue pubblicazioni dedicate agli strumenti a tastiera, cembalo e organo, di cui egli stesso era virtuoso.
[Interv.] Una proposta di playlist virtuale da ascoltare per immergersi nelle note del peculiare rinascimento ferrarese:
Josquin Desprez, Missa Hercules Dux Ferrarie
Giaches de Wert, L’Ottavo Libro de Madrigali a cinque voci
Luzzasco Luzzaschi, Madrigali … per cantare et sonare a uno, e doi, e tre soprani
Girolamo Frescobaldi, Toccate e partite d’intavolatura di cimbalo et organo (Libro Primo e Secondo) Girolamo Frescobaldi, Fiori musicali
Agnese Ieva
Scopri di più da poliFEmo
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.