Il teatro estense

Il 25 gennaio 1486 i Menecmi di Plauto furono rappresentati per la prima volta in lingua italiana con scena fissa di legname dipinto, costumi macchine e fuochi d’artificio: questo spettacolo serale segnò l’inizio della tradizione teatrale ferrarese e la data di nascita del teatro classico italiano. Peregrino Prisciani diresse la costruzione del teatro all’aperto con gradinate allestite nei pressi dell’ingresso della Cappella Ducale (oggi Sala Estense); Nicolò Signa dipinse il palcoscenico con una scena di legno raffigurante una città. La macchinistica comprendeva la galera a vela.

Degli spettacoli popolareschi antecedenti si ricorda il Bagordo che teatralizzava le battagliole di ragazzi. Dentro un castello di legno era assediata una squadra mentre un’altra doveva espugnare il forte nemico con una battaglia di mele e cocomeri. Questa allegoria ricordava la presa di Reggio da parte di Niccolò III.

Il Palio era caratterizzato da fastosa tetralità che servì da tramite fra spettacolo popolaresco e cortigiano.

La Lezenda de S. Jacomo del  1476 è una delle più antiche sacre rappresentazioni che avvenivano sul sagrato del palazzo Vescovile.

Fin dall’epoca di Leonello venivano regolarmente lette e commentate nello Studio ferrarese le opere di teatro classico sia in latino che in traduzione italiana. Ercole I (1471-1505) incaricò un gruppo di letterati fra i quali Matteo Maria Boiardo di tradurre i classici del teatro latino così da renderli fruibili a tutta la Corte.

Nell’ambito della politica culturale Estense il teatro comico derivò dalle ricerche sulla produzione teatrale dei greci e dei romani e influenzò direttamente la nascita del teatro italiano.

Dal 1487 gli Intermezzi  aumentano di importanza diventando in breve lo spettacolo più sfarzoso e ricco di stimoli di ogni genere a carattere mitologico, pastorale o leggendario.

Durante il ducato di Alfonso I (1505-1534), Ludovico Ariosto costruì il primo teatro stabile di corte con scena fissa in legno. L’attività teatrale ferrarese è in pieno sviluppo: A Cassaria, Supposti, Lena e Negromante, commedie dell’Ariosto, si alternano commedie classiche ed Egloghe pastoraleggianti. 

Nel 1541 si realizza la Tragedia di G.B. Giraldi con Orbecche.  Nel 1554 nasce la Pastorale con il Sacrifizio di Agostino Beccari. 

La Cavalleria aveva una trama cavalleresco-allegorico-morale, premessa alla teatralità barocca; tra le più famose Il castello di Gorgoferusa e Il monte di Feronia.

In settant’anni di attività a Ferrara erano rinate la Commedia, la Tragedia e la Pastorale in più venne inventata la nuova forma di spettacolo della Cavalleria.

Maestri della musica teatrale ferrarese furono Alfonso della Viola e Cipriano de Rore.

Dopo l’incendio del teatro dell’Ariosto, non essendoci luoghi stabili per le rappresentazioni, si allestiva il teatro in cortili, nelle sale del Castello, a Schifanoia o a casa di privati cittadini. Nel 1565 Alfonso II fece costruire la Sala sopra la caneva con strutture di modernità sorprendenti per l’epoca. L’epoca di Alfonso II si distingue per il trionfo della Pastorale di cui l’Aminta  del Tasso costituisce la più alta espressione.

Le Accademie e la nobiltà con Bentivoglio e Bonacossi coltivarono l’attività teatrale dopo la morte di Alfonso II.

Dopo la devoluzione di Ferrara alla Chiesa il teatro gesuitico mise in scena  tragedie sacre in latino come la Judit in presenza di Papa Clemente VIII (1598).

Ferrara rinascimentale fu potenza culturale più che politico economica, tratto che contraddistingue anche l’Italia di oggi.

Agnese Ieva


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