Della Letteratura e del Marzola

E’ comune pensare che letteratura, arte e poesia siano qualcosa di distante da noi, antico oppure dei soli che
hanno qualche ispirazione e naturale talento per produrre media considerabili piacevoli.
Io onestamente non credo sia così.


Sin troppo spesso si ride di chi scrive o compone, a causa di una costante deprecazione dell’Arte e per colpa
di troppi che per luoghi comuni si diedero superficialmente a discipline artistiche o col miraggio di un
guadagno, e spesso sono proprio quelle frecciatine e quegli scherzi le catene che costringono tanto materiale
di valore in cartelle scure in pc abbandonati.


Io credo che l’Arte non si meriti questo.
Chi scrive per necessità o per passione è giusto che possa esprimersi e per questo vorrei dedicare loro tale
spazio. Io purtroppo non sono un critico, tantomeno un artista o simil, ma sono qualcuno che spera di poter dare una mano a tutti coloro che in Università producono qualcosa e, senza alcun tipo di dovere o impegno verso chissà chi, vogliano provare a farlo uscire da quei silenziosi computer.

Del Marzola

Vorrei iniziare questa rubrica con un Poeta, Michele Marzola.
L’incontro con Marzola fu causale ma vi seguì una corrispondenza che si protrasse per un lungo tempo in cui
ebbi la possibilità di vedere anche un certo mutare delle poesie, una crescita. In fondo la Poesia è sentimento
e come cambiamo, noi cambia anche lei.
Trovo sempre molto particolare il decorrere nel tempo degli artisti, grandi e piccoli, poiché vi si trova
l’identità. Alcuni modi e sensazioni cambiano, le opinioni mutano e maturano ma il cuore fulgido dell’opera,
distillato della vita e dei sentimenti, in qualche maniera non varia; come un liquore fatto in casa, la ricetta
subirà variazioni ma alcuni aromi saranno insostituibili e caratteristici.
Quel che ho potuto leggere della “vecchia formula” del Marzola era una poetica focosa e molto sentimentale,
dedita all’Amore ed agli umani umori affini, potremmo dire molto in linea con i concetti canonici di poesia
moderna, rinuncia della metrica e peso sul valore mistico delle parole, ma proprio per questo vivace e che
colpisce molto il lettore con immagini chiare e dalla immedesimazione immediata.
Nonostante ciò, mi è stato chiesto di non presentare quel tipo di poesie “più giovani” ma un’altra
formulazione, del vino più invecchiato, e mi sono state proposte alcune poesie sul passato e sul tempo.
Siamo di fronte ad una poetica più raffinata e meno legata a una schiettezza sentimentale potente ma più
singolare, va su sensazioni meno navigate dalla poesia comune (ovviamente sto elidendo da questo
commendo i Grandi e Sommi Poeti), e contornate da una scelta di parole più curata ed accorta.
In particolare ne voglio proporre una, forse un po’ narrativa, battezzata Il Senza-Passato. Non escludo di
tornare a scrivere di questo scrittore, portando altre poesie e dilungandomi di più sul suo scrivere e modi di
d’intendere nelle righe. (Qua dovete dire voi se vi piace quel che scrivo)

(La Poesia è così come mi è stata inviata, senza alterazioni, metrica e punteggiatura sono come autore vuole)

Il senza-passato


Il mio nome è Animatremula;
del resto non so dirti nulla.
Il passato mio non ha culla
né pascoli o sapori: sola
mi pensavo fin da piccola.
Sono terrorizzata - lo sai?
anche io; e ti terrorizzo
ogni volta che sputo fiato
per tacere su ciò che è stato.
Poco, pochissimo mi pento
perché non ho pentire in corpo.
Di anime non parliamo - ti va? -
che il suono già mi fa fuggire.
Nei secoli vivrò - già lo so
scordando ogni tua vibrazione.
Il mio amore lo dono all'annegare
in pozze d'aria - senza più ossa.

Opinione


Ognuno è libero di trovare sé stesso nella poesia,
ognuno verrà colpito a proprio modo perché è questo
il nocciolo dell’Arte. Io darò solo una personalissima
impressione. Come ho detto, non sono un letterato e la mia capacità di approfondire questo tipo di materiale è tristemente scarno.
Io credo che la poesia racconti di chi abbandona il
passato. L’identità di ognuno è innegabilmente
correlata al proprio passato, le esperienze laceranti
hanno fatto profonde cicatrici, mentre i rosei momenti felici sono come profumati balsami. Come un metallo che passando da altissime temperature a bassissime viene temprato per diventare più forte, noi diventiamo una reazione ad eventi passati. Perdere o rinnegare il proprio passato vuol dire essere al bordo di un baratro, annullare se stessi cullati dalla speranza del futuro. Perduto però è chi non può fare del futuro un trascorso, condannato in un sottile e paco oblio, una pozza d’acqua senz’ossa.

Animatremula è abbandonata dal suo passato, pascoli sbiaditi e solitudine, e spaventata dal tacere su un qualcosa che non c’è stato.
Senza un qualcosa in cui riconoscersi anche l’anima
traballa.

In Coda

La mia è un’interpretazione fredda, più simile ad una relazione che ad una vera e propria comprensione della
poesia, per cui i letterati saranno ben felici di commentare a loro volta la poesia e la persona comune sarà
libera di trovarsi nelle righe del testo.
Nel mio piccolo mi sento di dire che “Il Senza-Passato” è una bella composizione e confido che Marzola
possa mettersi a scrivere ancora.
È difficile descrivere il Sole a chi non l’ha mai visto, più facile è indicarlo. Questo fa la poesia. Ognuno
vedrà diversamente i teneri e caldi raggi, accecato o incuriosito da quel complesso fascio di fotoni e onde.
Se avete apprezzato questa poesia la cosa migliore da fare è parlarne, confrontarvi con altri, in modo da
incuriosire altri e magari scoprire qualcosa che prima era nascosto. L’oro sta per terra.


Luca


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